Prezzi, al Sud aumenti record con l’Euro. Maglia nera alla Calabria
– Studio della Cgia di Mestre: dal 2001 al marzo 2011 la media italiana di incremento dei prezzi è stata del 22,9%. la Calabria è la regione con gli aumenti più elevati (+29,2 %), ultimo posto per la Toscana (+20,2 %) Bortolussi: ”Ma vivere al Nord è molto più costoso che nel Mezzogiorno”. Commercio, vendite in stallo a febbraio. Male gli ipermercati, bene i discount.
– L’introduzione dell’euro ha fatto aumentare i prezzi soprattutto al Sud. Se, dal 2001 al marzo 2011, la media italiana di incremento dei prezzi è stata del 22,9%, la Calabria è la regione che ha subito l’aumento più elevato: +29,2 %. Seguono la Campania, con il +28,2 %, la Sicilia, con il +25,1 % e la Puglia, con il +24,6 %. In coda alla classifica, invece, troviamo il Molise (+20,6%), il Veneto (+20,5%) e, all’ultimo posto, la Toscana (+20,2 %). E’ quanto rileva uno studio della Cgia, ‘associazione degli artigiani di Mestre.
”La maggior crescita dell’inflazione – spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia Mestre – non deve essere confusa con il costo della vita. Vivere al Nord è molto più costoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, e’ analizzare la dinamica inflattiva registrata in un determinato lasso di tempo. Certo, l’euro ha le sue responsabilità, ma riteniamo che la forte impennata registrata al Sud sia legata alla base di partenza dei prezzi che, nel 2001, era molto più bassa nel Mezzogiorno rispetto a quella registrata nel resto del Paese”.
A segnare i rincari maggiori sono state innanzitutto le bevande alcoliche ed i tabacchi. A livello nazionale la crescita è stata del + 54,2%. Altrettanto significativo l’aumento registrato dai costi per la manutenzione della casa e le tariffe dell’acqua e dell’elettricità (+33,6%). Di rilievo anche i rincari registrati nei trasporti (+ 32,6%) e per i prodotti per la cura della persona, le assicurazioni e i servizi finanziari (+31,9%)”.
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Mutui, la Caritas lancia l’allarme. In difficoltà una famiglia su quattro
L’osservatorio sul credito promosso dall’associazione benefica registra i problemi delle famiglie a pagare il mutuo e le utenze per la casa. E con l’aumento dei tassi la situazione è destinata a peggiorare
Il peso del mutuo è sempre più difficile da sostenere per le famiglie italiane, e sempre più numerose sono quelle che confessano di avere difficoltà a pagare la rata mensile. L’allarme lo lancia questa volta l’osservatorio regionale sul costo del credito promosso dalla Caritas Italiana, in collaborazione con la Fondazione Culturale Responsabilità Etica e il Centro Culturale Francesco Luigi Ferrari. Dallo studio emerge come una famiglia su due si vede costretta a investire circa un terzo del suo reddito nelle spese per la casa, comprensive di affitto, mutuo e bollette di gas e luce. Guardando al prossimo futuro inoltre, la situazione sembra destinata a peggiorare ulteriormente: nel periodo dal 2007 al 2010 l’incidenza della rata del mutuo sui risparmi familiari è calata grazie alla riduzione dei tassi di interesse. Il recente aumento del costo del denaro della Bce, tuttavia, causerà un aumento della rata dopo alcuni anni di tassi ai livelli minimi. Dal 23 percento di famiglie “a rischio”, nel 2011 si tornerà quindi al 25 percento già registrato nel 2007.
I nuclei familiari che potranno avere maggiori difficoltà sono, senza troppe sorprese, le famiglie mononucleari e quelle composte da un adulto e da uno o più figli, con un’età inferiore ai 34 anni, in cui il genitore è lavoratore autonomo oppure senza un’occupazione.
Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica, i numeri forniti dalla Caritas identificano come più a rischio le famiglie che abitano in Liguria, Abruzzo, Molise, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Escludendo le regioni colpite dal terremoto come l’Abruzzo e, in parte, il Molise, sono un po’ sorpresa le zone del nord più produttive a registrare un netto peggioramento della situazione economica.
La situazione è ancora peggiore tuttavia per le famiglie che vivono in affitto, che soffriranno della combinazione tra il peggioramento delle condizioni economiche e l’aumento dei tassi di interesse. Secondo la Caritas la percentuale di famiglie a rischio tra quelle in affitto oscilla tra il 67 e il 68 percento, valori quasi tripli rispetto alle famiglie proprietarie di un’abitazione.
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